Si chiama nostalgia marketing, esiste da una vita ma ultimamente ne vediamo sempre più esempi. Ecco perché i nostri ricordi sono uno strumento così potente.
Gli oltre 20 milioni incassati in Italia dal remake de “Il re leone” sono soltanto la conferma di come la nostalgia sia uno degli strumenti più efficaci quando si parla di marketing. Un sentimento che ci riporta a quando eravamo bambini, restituendoci attraverso i ricordi una visione magica di un passato spensierato. Uno scenario in cui entrano di diritto anche i brand, inserendovi quei prodotti icona che hanno davvero segnato una generazione, forse anche due.
Lo sa bene Sony che di recente è tornata in tutti i negozi Hi-Tech con la “nuova” PlayStation Classic, una versione aggiornata della consolle che nel 1994 ha incantato milioni di giocatori in tutto il mondo. Ma ne sanno qualcosina anche Coca-Cola, che si è buttata a capofitto su Stranger Things per farci rivivere il gusto della New Coke, Algida, con il ritorno del Winner-Taco, Nokia e il 3310, i tifosi del Milan, per non parlare poi di veri e propri specialisti come Disney e Lego.

Ma perché la nostalgia ci condiziona così tanto?
Il pensiero nostalgico che alcuni prodotti portano con se sembra lanciarci un’ancora di salvezza emotiva, una via d’uscita dalla frenesia moderna, dandoci la speranza di poter ricreare, almeno per qualche ora, le atmosfere tipiche della nostra infanzia.
Soprattutto in un momento storico economicamente e politicamente incerto, tendiamo a rifugiarci nella sicurezza di un qualcosa di conosciuto, sviluppando un sentimento così forte da influenzare anche le scelte d’acquisto, rivolgendole verso i prodotti legati al nostro vissuto.
Con la nostalgia i brand sono in grado di trasmettere i propri valori di generazione in generazione, umanizzandosi agli occhi del pubblico e creando connessioni significative tra passato e presente.
Stiamo decisamente vivendo una vera e propria “Revival-Era”, un mondo che evolve costantemente, dove i ricordi e le emozioni ad essi connesse assumono un’importanza fondamentale, spesso immagazzinata all’interno dei simboli dell’epoca.
Tutto attorno a noi è davvero pieno zeppo di riferimenti alla cultura pop anni ’80 e ’90, ma quando si pensa ad una Campagna in grado di cavalcare il sentimento nostalgico servono rispetto, pertinenza e autenticità, altrimenti si rischia di incappare in una noiosa banalità o, peggio ancora, in una dissacrazione dei valori comuni.
Un po’ come se Italia Uno trasmettesse “Una poltrona per 2” a ferragosto, non si fa.